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27 settembre 2018 IL TARTUFO BIANCO D’ALBA COME DONO DIPLOMATICO

Vieni a scoprire le origini e i segreti di conservazione e di utilizzo del "diamante grigio" più famoso al mondo: il Tuber Magnatum Pico!

Il “tubero diplomatico”

Andiamo alla ricerca del Tuber Magnatum Pico?

Questo è il nome scientifico che indica il pregiatissimo tartufo bianco, a quanto pare conosciuto già ai tempi degli antichi Sumeri e Babilonesi (1600-1700 a.C.) e la cui prima testimonianza scritta risale all’erudito Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), che nella sua Naturalis Historia definisce il “tuber” come un miracolo della natura in grado di vivere senza radici.

Ma nonostante il tartufo abbia origini antichissime, è solo a partire dal Settecento che si effettuano i primi studi scientifici. Più precisamente, nel 1788 nasce il nome latino Tuber Magnatum: ad inventarlo è stato un medico torinese, Dott. Vittorio Pico, che definì il tartufo bianco come il “tartufo dei magnati” e mica per caso. Ti stupirà sapere che i Savoia, amanti sfegatati del tartufo, lo inviavano come “dono diplomatico” a tutte le altre corti europee. Della serie, gli amici vanno sempre “presi per la gola”! Ma non solo, li invitavano anche durante le loro “battute di caccia” alla ricerca del prezioso diamante grigio d’Alba, lanciando così una vera e propria moda tra i nobili europei.
 

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Ma che cos’è e quali sono le caratteristiche del tartufo bianco?

Innanzitutto il tartufo non è un tubero, bensì un fungo ipogeo a forma di tubero, che vive e si nasconde ben bene sotto terra e tra le radici di alcuni alberi, quali il pioppo, il tiglio, la quercia, il carpino e il nocciolo. Si tratta di un frutto rarissimo e piuttosto rinomato, che per svilupparsi spontaneamente ha bisogno di terreni soffici, ricchi di calcio, ben areati e particolarmente umidi. Fortunatamente, il Piemonte è una terra fertile e possiede le caratteristiche adatte alla crescita di questi “gioielli culinari”.

Il tartufo bianco d’Alba è sicuramente il tartufo più pregiato e ricercato: esso ha un aspetto tondeggiante e irregolare, la superficie liscia, il colore varia dal crema all’ocra pallido, mentre la parte interna è gialla-grigiastra con piccole venature tendenti al bianco. E il profumo? Dicono che il tartufo bianco d’Alba abbia un profumo inconfondibile e intenso, che addirittura assomiglia a quello del gas metano.

Vuoi fare un prova per verificare se un tartufo è davvero di qualità? Mettilo in una stanza per pochi minuti, se quando rientri senti ancora un aroma intenso, pieno e persistente, bene, allora non sei stato truffato: hai tra le mani un vero diamante!

 

Come e quando si raccoglie il tartufo bianco d’Alba

Non più “maiali da tartufo”, bensì “cani da tartufo”! Ebbene, in Italia dal 1985 la legge ha stabilito che la ricerca del tartufo può essere fatta solamente grazie al supporto di cani addestrati. Sai perché? A quanto pare, nonostante i maialini avessero un ottimo fiuto per il tartufo e riuscissero a scovarlo anche se nascosto diversi metri sotto terra, in realtà non erano molto affidabili, dato che finivano per distruggere il terreno e soprattutto per mangiarsi il fungo tanto ricercato. Si è passati così al fedele amico cane, anche se il suo fiuto non è finissimo, ma almeno non c’è il rischio che finisca per divorarsi il tartufo appena scovato o che rovini l’habitat naturale di questi pregiati funghi.

Le razze ideali per la raccolta del tartufo sono il bastardino, lo spinone, il lagotto e il bracco, mentre il periodo migliore varia a seconda della tipologia di tartufo: quello bianco d’Alba si raccoglie da metà settembre a fine gennaio, possibilmente di notte (ma questo vale solo per il Piemonte).

Per raccogliere i tartufi è fondamentale utilizzare il vanghetto (o zappettino) in modo da poter estrarre il tartufo con la massima cautela.
 

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Ricordati, inoltre, che se hai intenzione di raccogliere i tartufi in boschi o terreni coltivati devi avere il patentino, altrimenti rischi di dover pagare una multa salatissima!

 

Consigli pratici: occhio agli errori!

Una volta raccolti i tartufi, è necessario pulirli accuratamente con uno spazzolino a setole morbide in modo da eliminare tutti i residui di terra, ma senza utilizzare l’acqua poiché, come i funghi, anche il tartufo è fortemente esposto all’umidità e all’azione degradativa di muffe e batteri e pertanto dev’essere molto asciutto.

L’ideale è consumare i tartufi immediatamente, perché col passare del tempo perdono sapore, raffinatezza e profumo, ma se ciò non fosse possibile, si possono conservare. Come farlo nel migliore dei modi?
 

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Gli esperti suggeriscono di avvolgere i tartufi in carta da pane e di metterli in frigorifero dentro un contenitore di vetro ben sigillato, ma è necessario cambiare la carta ogni giorno per evitare la creazione di umidità. In ogni caso i tartufi devono essere consumati entro una settimana e ancor prima se hai dei raffinati tartufi bianchi. D’altronde, perché aspettare a maggior ragione se si possono consumare freschi?

Bada bene che i tartufi non vanno mai cotti, ma si aggiungono solo successivamente ai piatti caldi o freddi, in tal modo l’aroma proprio del tartufo sarà salvo!

Dopo tutte queste (rigide) regole da tenere a mente quando si parla di tartufi, eccoti una bella notizia: lo sapevi che il tartufo è un gioiello anche per coloro che sono perennemente a dieta e tengono d’occhio la bilancia? In effetti, il tartufo ha pochissimi grassi, ha solo il 6% di proteine, è privo di colesterolo e ha solo 31 kcal su 100 g. Non male, eh?

 

Non perdere la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba!

Se non hai voglia di andare per boschi in cerca di tartufi e rischiare di non trovare nulla dopo ore di cammino, allora non perdere l’87° edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, iniziata nel lontano 1929 quando l’imprenditore albese Giacomo Morra, decise di promuovere le eccellenze gastronomiche del proprio territorio, il tartufo in primis, esponendole alla Fiera d’Alba. Da quel momento, il mondo intero puntò gli occhi sul Piemonte e sui suoi gioielli culinari: tartufi, formaggi, vini e tanto altro.

Il “Re dei Tartufi” attirò anche centinaia di uomini potenti in tutto il mondo ma anche celebrità internazionali, che spesso finirono per fare da testimonial al piccolo diamante grigio d’Alba, dopo averlo ricevuto in dono. Un’ottima pensata per dare visibilità al Piemonte e alle sue ricchezze genuine!

Lo sai che all’asta del tartufo bianco d’Alba c’è chi lo ha pagato oltre 100 mila euro? E tu quanto saresti disposto a spendere per portarti a casa questa prelibatezza? Scoprilo alla Fiera del Tartufo d'Alba dal 6 Ottobre al 25 Novembre 2018!

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